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al testo proposto da Alberto Castrini
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Indubbiamente Georg Trakl è un poeta con una lirica potente, forte, che ti da dei pugni nello stomaco, non ti lascia quieto. Evidenzio solo le bellissime e non tragiche: In ein altes Stammbuch, Der Herbst des Einsamen e Sommersneige. Però il suo terribile pessimismo cosmico, che sopralza quello leopardiano, risulta difficile da reggere e ti pesa. Credo che questo spieghi la sua tragica finale d'esistenza. Difficile capire allora come Claudio Magris definisca, nella prefazione, la poesia di Trakl come una fondazione del mondo! Due sottolineature: ridondante l'uso di purpuren (purpureo); anche in questo volume emerge come la traduzione sia spesso un ripoetare. |
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